Chi sono (IT)

Se siete arrivati fino a qui, vuol dire che volete sapere chi sono e che cosa faccio. Magari avete incrociato Meccanica di un addio e volete sapere qualcosa di chi l’ha scritto. Beh, auguri, io cerco di capirlo da tutta la vita.

Comunque eccovi un po’ di informazioni di base. Se volete saperne di più, contattatemi; se siete a New York ci prendiamo anche un caffè.

Sono nato e cresciuto a Palermo (nel senso della Sicilia, non del quartiere di Buenos Aires). Che è un bellissimo posto per crescere, soprattutto se uno ama la cultura classica, oppure la possibilità di andare a mare anche a febbraio (ok, l’ho fatto una volta sola).

A dispetto delle indicazioni contrarie di quasi tutti i miei professori al liceo classico, ho studiato bioingegneria, forse proprio perché non avevo studiato abbastanza matematica e fisica prima di allora – prima a Milano e poi a Parigi. Con meno obiezioni da parte dei miei professori del Poli, dopo la laurea ho cominciato a lavorare in consulenza.

Dopo cinque anni in giro per il mondo (Parigi, Copenhagen, Londra, Roma, Milano, Karlsruhe, Dusseldorf, Berlino, Mosca, Città del Messico, New York, Bruxelles, Rio de Janeiro, Madrid, Miami, San Paolo e forse ne dimentico pure qualcuna) su temi e clienti assortiti, dai più eleganti (lusso e cosmetica) ai… meno eleganti (prodotti per l’incontinenza), ho deciso di fermarmi e ho lavorato per una banca brasiliana per qualche anno.

Lavorare in banca può essere molto divertente, soprattutto se le cose vanno molto, molto male e poi si rimettono in piedi; e soprattutto mi ha lasciato un po’ di tempo per scrivere – ho anche pubblicato un saggio con mio padre, che secondo un amico molto saggio è più veloce e più economico di anni di terapia. Ma anche quella fase non poteva durare, vero?

Avete presente quella storiella classica dell’imprenditore che non trova una cosa che vuole e decide di cominciare un’impresa per produrla? Esattamente. Io. Che volevo comprare mobili in Brasile, un paese che ha legni meravigliosi ma una fastidiosa tendenza ad accontentarsi dell’esportazione delle materie prime grezze. E così per un po’ ho fatto mobili, belli e soprattutto sostenibili, con una fabbrica nella regione amazzonica e un negozio/galleria/centro culturale a San Paolo.

Nel frattempo mi sono sposato, abbiamo avuto due figli, mia moglie è stata trasferita a New York, ci siamo trasferiti tutti, sono diventato uno scrittore/sceneggiatore.

Va bene, andiamoci più piano. Un bel giorno il mio amico João ha scritto un cortometraggio. Aveva bisogno di un attore che parlasse francese e ha chiamato me – per la lingua, naturalmente, perché certamente a quel punto non ero un attore. Incredibilmente, è andata bene. Abbiamo cominciato a scrivere altre sceneggiature insieme. Abbiamo vinto un premio. E adesso eccomi qui con una ventina di progetti in varie fasi di sviluppo, un romanzo finalista del premio Scerbanenco 2024 e altri due in preparazione, perché se uno da ragazzo ama la letteratura greca, è difficile che gli piaccia lavorare coi fogli di calcolo per troppo tempo. Anche se i fogli di calcolo sono uno strumento meraviglioso.

Se proprio ci tenete a saperlo, per hobby faccio il pane col lievito madre.

Ogni tanto scrivo per HuffPost Italia e per Quotidiano Nazionale.

Nota: ho scoperto di avere diversi omonimi. Quindi mi tocca specificare anche chi non sono: non sono un chirurgo toscano, non sono un ornitologo calabrese, non sono un DJ in Polonia, non abito a Roma, non sono nato nel 1991 ma dieci anni prima, e soprattutto non so assolutamente niente del festival di Sanremo e non mi verrebbe mai in mente di scriverne.


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